I The Pills a DoLab School

Fin da quando caricavano L’Amore ai tempi dell’Erasmus e dichiaravano guerra alle Hogan su Youtube, non abbiamo più smesso di seguirli. Non credo servano presentazioni. I The Pills, cioè Luca, Matteo Luigi insieme agli altri personaggi in bianco e nero da centinaia di migliaia di visualizzazioni, sono stati i primi, in Italia, a girare una webserie autoprodotta.

Dal momento che le etichette non piacciono né a loro né a noi, ci limiteremo a dire che i The Pills sono tre trentenni romani, e tre autori, che hanno (tutt’altro che) semplicemente messo in scena la loro vita quotidiana in maniera neanche troppo romanzata. Per farlo hanno optato per gli standard della sitcom tradizionale: le tempistiche concentrate, l’unicità dell’ambientazione e l’ironia ai limiti dell’irriverenza.

E la loro schiettezza, oltre che a procurargli una notorietà imprevista, non li ha certo immunizzati dalle critiche, prima e dopo il film Sempre meglio che lavorare, uscito a gennaio, cinque anni dopo il debutto sul web.


C’è chi li ha accusati di autoreferenzialità, e non a torto. Nelle pillole si parla, infatti, non di una Roma da fiction, ma di una certa Roma, anzi di una certa Roma-est, di cui non è sempre facile cogliere i riferimenti.
Ma loro che a Roma ci sono nati e cresciuti, hanno deciso di raccontare quello che conoscono da una prospettiva che non pretende di essere universale, ma che di sicuro è onesta. Lo stesso vale per il cosiddetto “romanocentrismo” delle pillole, e cioè la scelta di usare lo slang tipico di quel contesto. Per screditare questa obiezione basterebbero le parole di Matteo Corradini nell’intervista di Mario Luongo su Prismo: “Se io vedessi un film ambientato a Bolzano vorrei parlassero bolzanese! Ho questa idea del cinema!”

Poi c’è la questione del (non) lavoro, che è al centro della polemica dei The Pills. Della loro allergia al lavoro, o almeno a un certo tipo di lavoro, quello con il cartellino da timbrare, la cravatta d’ordinanza e i contributi per la pensione non ne hanno mai fatto mistero. Ma a questo modello se ne contrappone un altro, altrettanto stigmatizzato, quello del lavoro cosiddetto “creativo”. Luca, Matteo e Luigi fanno a tutti gli effetti lavori creativi, eppure sanno ridicolizzare l’ideale impunemente incarnato dalla categoria fantozziana dei graphic designer di turno, che hanno occupato anche il soggiorno di casa di Matteo, con le loro tazze di caffè americano e i loro Mac.

Stereotipi a parte, chi ha deciso di intraprendere questo tipo di carriera, puntando ad esempio sul campo del web e del digitale, è entrato a far parte di una classe di professionisti ancora in definizione, che tenta di costruirsi un’identità precisa, soprattutto di fronte allo sguardo severo della generazione precedente, che li osserva con aria interrogativa.

E i The Pills, che loro lo vogliano o no, sono un esempio riuscito di fenomeno digitale, che nasce e si diffonde sul web, e che piano piano prende forma su un terreno per sua natura cangiante e instabile. Un esempio di chi è riuscito a fare di quello stemma di indolenza che non gli apparteneva del tutto, addirittura un punto di forza.

Dopo l’incontro ci beviamo una birretta tutti insieme sui divani di LUISS ENLABS.

E se anche voi vi sentite un po’ così, venite a parlarne con noi e con i The Pills a DoLab School, giovedì 24 marzo dalle 19 alle 21, qui a LUISS ENLABS, in via Giolitti 34.

Per partecipare all’evento compra il tuo biglietto su Eventbrite. L’aperitivo è incluso nel prezzo.

Sara Zucchini
DoLab Team