Google Analytics guida: cos’è, come funziona e perché è importante

Il post “Google Analytics guida” è tratto dal Corso Google Analytics Online,  dal quale abbiamo estratto questo post e i prossimi quattro, che riguarderanno questi temi:

  • Monitoraggio delle conversioni
  • Come acquisire nuovi clienti grazie a Google Analytics
  • Analizzare e pianificare una strategia SEO grazie ad Analytics
  • Analisi delle campagne (non solo AdWords) con Analytics

 

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Google Analytics guida: lo strumento di web analysis più potente

Una strategia di marketing che coinvolge il sito (e quindi SEO, email marketing, ADV, social media marketing, ecc..) non finisce con la pianificazione: occorre proseguire costantemente con il monitoraggio dei dati, per comprendere se la strategia funziona o meno, se va rafforzata o modificata. Per analizzare questi dati abbiamo a disposizione uno strumento molto potente e gratuito: Google Analytics.
Senza scendere troppo nello specifico, i macro obiettivi che dobbiamo tenere sotto controllo sono:

  • il numero e la qualità di visite che raggiunge il nostro sito (e quindi se la gente permane a lungo sul sito o se esce subito, se naviga tra le pagine o se abbandona senza compiere alcuna azione, ecc.)
  • che tipo di utenti attiriamo (sesso, localizzazione, età, interessi)
  • se gli utenti compiono le azioni che ci aspettiamo (acquisti, visualizzazioni, download, click, ecc.)

Lo strumento più potente che abbiamo a disposizione e Google Analytics, che ci permette di avere una visione chiara e precisa su tutti gli aspetti appena accennati.
Google Analytics è uno strumento gratuito offerto da Google, organizzato per rapporti:

  • In Tempo Reale (sezioni: panoramica, località, sorgenti di traffico, contenuti, eventi, conversioni)
  • Pubblico (sezioni: panoramica, dati demografici, interessi, dati geografici, comportamento, tecnologia, dispositivo mobile, personalizzato, benchmarking, flusso di utenti)
  • Acquisizione (sezioni: panoramica, tutto il traffico, AdWords, Search Console, social, campagne)
  • Comportamento (sezioni: panoramica, flusso di comportamento, contenuti del sito, velocità del sito, ricerca sul sito, eventi, publisher, esperimenti)
  • Conversioni (sezioni: obiettivi, e-commerce, canalizzazioni multicanale, attribuzione)

Per ogni sezione è possibile scendere ulteriormente nel dettaglio e accedere a grafici e tabelle che organizzano i dati in maniera intuitiva.

Come configurare Google Analytics su WordPress

Per utilizzare lo strumento occorre disporre innanzitutto di un account Google e poi di un account su Analytics. Ogni account può gestire diverse proprietà e quindi diversi siti, organizzati per Viste, ovvero dei filtri che è possibile applicare. Se non si imposta alcun filtro visualizzeremo la vista standard “Tutti i dati del sito web”.
A questo punto va incorporato in ogni pagina del sito il codice di monitoraggio di Google Universal Analytics, univoco per ogni sito: lo si può applicare subito prima del tag </head> seguendo questa procedura:

  • Accedere all’account Analytics
  • Selezionare la scheda Admin
  • Selezionare il proprio account
  • Selezionare la proprietà che ci interessa
  • Cliccare su Informazioni sul monitoraggio
  • Copiare il Codice di monitoraggio
  • Accedere al CMS
  • Cliccare sulla voce Editor (sotto ad “Aspetto”)
  • Cliccare sul file header.php
  • Vai nella dashboard di WordPress.
  • Incollare il codice di Google Analytics prima della chiusura del tag </header>.

I migliori plugin di Google Analytics per WordPress

Tutti i CMS hanno diversi plugin che ci permettono di utilizzare Google Analytics, che ne rendono possibile l’installazione anche a chi non ha dimestichezza con il codice html. Per WordPress i più famosi sono Insert Headers and Footers o MonsterInsights).

Come Google Analytics raccoglie i dati

Il codice di monitoraggio raccoglie informazioni anonime su come un utente interagisce con le pagine che visita, e quindi se e quali link clicca, quanto tempo permane sul sito, se è un utente nuovo o di ritorno, se “rimbalza” subito fuori dal sito senza compiere nessuna azione (frequenza di rimbalzo), se proviene dalla ricerca organica, dai social, dai link esterni, dalle campagne ADV o di email marketing.
E molto, molto altro: Analytics raccoglierà dati riguardo alla lingua, al dispositivo (se mobile o desktop), al sistema operativo, al browser, e soprattutto monitorerà gli obiettivi che abbiamo impostato e ci dirà in che percentuale vengono raggiunti. Di come impostare gli obiettivi ci occuperemo più avanti.
Analytics raggruppa le attività per sessioni: identifica ogni utente con un codice univoco casuale, e ogni volta che quell’utente aprirà il sito verrà registrata una sessione, che termina dopo 30 minuti di inattività oppure quando l’utente abbandona il sito. Se l’utente lascia la sessione aperta ma inattiva per 30 minuti, appena tornerà sulla pagina verrà contata un’altra sessione.
Questi dati raccolti dal codice di monitoraggio vendono elaborati in quei rapporti dei quali parlavamo più su.

Metriche di Google Analytics più importanti

Le metriche sono delle misurazioni quantitative. Ad esempio “visualizzazioni di pagina” è quella metrica che ci indica il numero totale di pagine visualizzate in un determinato lasso di tempo, “sessioni” indica quante sessioni sono state registrate, “frequenza di rimbalzo” di dice quanti utenti hanno abbandonato il sito senza aver compiuto alcuna azione, e così via. Le metriche più importanti sono:

  • Le Sessioni: ogni utente può dar vita a diverse sessioni nell’arco della giornata, e ogni sessione può comprendere diverse visualizzazioni di pagine. La sessione racchiude tutte le azioni che l’utente ha compiuto nel suo tempo di permanenza attiva su un sito. Questo dato è importante perché ci indica se gli utenti vengono coinvolti all’interno del sito oppure no. Inoltre possiamo sapere qual è il canale che più ci fa ottenere traffico.
  • Gli Utenti: come dicevamo, ogni utente riceve un codice univoco e casuale, che serve a distinguere i visitatori nuovi o di ritorno. Questo dato è importante perché dà indicazioni sul coinvolgimento degli utenti che hanno già interagito in passato con il nostro sito e anche sulla capacità di raggiungere nuovi utenti.
  • Le Visualizzazioni di pagina: quante e quali pagine vengono visualizzate? Questa metrica ci fornisce il conteggio di tutte le volte che una pagina specifica viene visitata. Importante perché ci dà informazioni sulle pagine più prestanti.
  • La Durata media sessione: qual è la media di permanenza di ogni utente all’interno di una sessione? Più il numero è alto e più vuol dire che c’è coinvolgimento. Se notiamo abbandoni dopo pochi secondi dobbiamo indagare sul motivo (sito lento? Contenuto non interessante? Contenuto non pertinente con il titolo?)
  • La Frequenza di rimbalzo: uno dei dati più importanti, ci dice in che percentuale di sessioni gli utenti abbandonano il sito dalla pagina di entrata, senza svolgere alcuna azione (e quindi nessun click). Se la frequenza di rimbalzo è superiore al 75% occorre indagare: magari il sito non è facilmente navigabile, oppure non sono presenti link interni e articoli correlati. Ma questo è un dato da prendere con le pinze: magari la pagina ha risposto talmente bene alla ricerca dell’utente che questi non aveva più bisogno di navigare oltre. Per abbassare la frequenza di rimbalzo, in questo senso, è possibile includere come azioni anche il tempo di permanenza superiore a un certo numero di minuti, o lo scorrere della pagina fino in fondo, o un click che non per forma rimanda a un’altra pagina (ad esempio un form contatti).