Dalle gestures alla Empathy map | #DoLabUx Lesson 3

Nella lezione precedente di #DoLabUX abbiamo imparato a riconoscere le differenze tra i vari tipi di app:

  • app native: permettono di utilizzare il dispositivo al massimo delle sue prestazioni fornendo all’utente un’esperienza estremamente veloce ed efficace;
  • app non native: sfruttano il mobile solo come lettore;
  • web application: non necessitano di nessun download dallo store e navigano utilizzando il browser del dispositivo.

 

Nello sviluppo di una app, qualunque sia la sua natura, è indispensabile tenere sempre presenti le limitazioni imposte dai nostri dispositivi mobile, prima tra tutte il display: anche se non ce ne rendiamo conto, infatti, la superficie dello smartphone su cui operiamo quotidianamente è molto limitata e la visualizzazione spesso disturbata dalla luce esterna.
Il lavoro dello user strategist è permettere all’utente di interfacciarsi ovunque e velocemente con una app, gestendo in maniera efficace la sua attenzione che generalmente è sottoposta a continue sollecitazioni. Tanto più le gestures saranno intuitive ed automatiche, tanto più la padronanza del software da parte dell’utente finale sarà naturale.

 
Do Moment #1: il confronto

È arrivato per la classe il momento di approfondire le innovazioni proposte durante la scorsa lezione da ogni team così Nicola, il nostro docente, rimescola i gruppi di lavoro già formati per ottenere squadre eterogenee. Per arricchire la base dati della precedente lezione, quindi, noi corsisti abbiamo iniziato ad indagare sugli aspetti scelti dagli altri gruppi analizzando due questionari: quello conoscitivo del team di riferimento e quello per la delineazione delle Personas.

 
Do Moment #2: Empathy Map

Una volta approfondita la ricerca all’esterno del team, abbiamo riportato lo scambio di conoscenze all’interno del nostro gruppo di lavoro originario.
Questa fase sarà fondamentale per poter costruire l’Empathy Map, l’unico strumento utile per aiutarci a capire cosa pensano i nostri interlocutori.
La mappa, personalizzata in base agli obiettivi della ricerca, ci permette di dividere il “campo utente” in spicchi tracciati da cinque domande ben precise:

1. Cosa dice?
2. Cosa sente?
3. Cosa fa?
4. Cosa pensa?
5. Cosa vede?
 

Nel prossimo appuntamento continueremo naturalmente con la pratica ma un momento importante sarà dedicato ad una lunga carrellata di best practice: non vediamo l’ora!

 
Alice Valle